Esperienza
multimediale

Esperienza
multimediale

Un piccolo imprenditore udinese. Un avvocato divorzista. Una fototessera. Un meccanico. Una bottiglia di vino.
Trepidazione, entusiasmo, frenesia. La pianificazione dei dettagli, i consigli degli amici, le aspettative e i dubbi. Le ultime cose da fare prima di una grande partenza.

DI CHE COSA SI TRATTA

Non si tratta di uno spettacolo ma di un’esperienza immersiva e itinerante che vivrai in prima persona, condotta attraverso WhatsApp.
Sarà un’esperienza solitaria, in cui ogni partecipante partirà singolarmente ogni 20 minuti.
Interpreterai il ruolo di Massimo, un imprenditore di mezza età.
Attraverso i messaggi che riceverai via WhatsApp sarai invitato a calarti nella vita di Massimo seguendo con attenzione le indicazioni che i vari messaggi ti daranno facendoti spostare per il centro città.
Prima di partire dovrai salvare 5 contatti sulla tua rubrica. Al termine di questa esperienza potrai eliminare questi contatti e le relative chat.
Il tutto durerà circa un’ora.

DOVE E QUANDO

Udine, partenza dalla Loggia di San Giovanni presso Piazza Libertà.
Sabato 18 e domenica 19 settembre 2021
dalle 9:20 alle 19:00.

REQUISITI PER PARTECIPARE

 – Età minima 16 anni
 – Attitudine alla curiosità e all’interazione
 – Batteria carica del tuo smartphone
 – App WhatsApp installata
 – Notifiche sonore di WhatsApp attivate
 – Scarpe comode
 – 2€ in tasca

Laboratori

Laboratori

I ragazzi e le ragazze di cinque istituti friulani hanno elaborato diversi contenuti multimediali consultabili in questa sezione.
Questi testi, audio, video ed immagini sono la base d’ispirazione per costruire la performance finale.

Interviste

Liceo Scientifico Statale “Niccolò Copernico”
Liceo “Caterina Percoto”
I.S.I.S. Bonaldo Stringher

Il progetto

Il progetto

Il servizio di leva ha segnato intere generazioni, un di rito di passaggio all’età adulta che poneva un interrogativo su concetti come il tempo, la libertà e la consapevolezza civica.

Hai mai pensato come potrebbe essere partire oggi?

Riusciresti ad immaginare il tuo ultimo giorno

Queste sono le domande che hanno dato vita al progetto “Prima della leva”. Grazie al lavoro con ragazze e ragazzi delle scuole superiori del territorio abbiamo sviluppato un’esperienza multimediale che faccia vivere sensazioni ed emozioni di quell’ultimo giorno.

Antologia

Antologia

Narrazioni

Tondelli P. V., Pao Pao, Milano, Feltrinelli, 1982

“Basta una sola menzogna perché il dubbio travolga tutta una vita”

La sigla PAO, che sta per Picchetto Armato Ordinario, evoca l’esperienza della caserma, punto di partenza di un romanzo in cui Tondelli narra le storie amorose e comicamente poco marziali che travolgono una compagnia di giovani durante l’anno di servizio militare. Al grigiore dell’apparato burocratico e militare questi giovani oppongono una vitalità a volte sfrenata, tra infrazioni ai codici disciplinari e una più o meno larvata resistenza alla sottomissione: nelle loro tane (docce, sgabuzzini, scantinati…) e durante le ore di libera uscita (in discoteca, negli ozi a Villa Borghese, nelle gite a Ostia…) danno facilmente sfogo alle voglie e ai discorsi, che l’autore segue con sguardo divertito e complice.Pao Paoè un testo polifonico dalle molte sorprese, che da una parte narra i mille sotterfugi e umori coi quali i giovani affrontano il rito di passaggio della caserma, e dall’altra riscopre quell’antica arte di sopravvivere che il Bel Paese incessantemente tramanda adeguandola a ogni situazione.

(note della casa editrice)

Mari M., Filologia dell’anfibio, Torino, Einaudi, 1995

Come affrontare quell’esperienza, infima piùche infernale, che è stato il C.A.R. (Centro Addestramento Reclute)? Come raccontare il microcosmo dell’esercito, in cui si riproducevano gli stessi difetti, gli stessi vizi della nazione italiana nel suo complesso? Mari lo ha fatto con le armi dello scrittore fantastico che si avvicina a una realtà aliena, e con quelle del filologo, che usa analisi e spirito critico per evidenziare tutte le assurdità di un apparato tanto obsoleto e cristallizzato quanto, proprio per questo, paradossalmente affascinante. E, descrivendo in modo classificatorio e maniacale ogni momento di quei mesi, trasforma la dilapidazione e la noia in spettacolo letterario.

(note della casa editrice)

Percoto C., Il refrattario, novella pubblicata su «La Favilla» il 25 luglio 184

La novella Il refrattario, pubblicata su «La Favilla» il 25 luglio 1844èla storia di Giovanni, un giovane renitente alla leva –e per questo ramingo e ricercato –, che un giorno decide ditornare di nascosto al suo paese natale in occasione del matrimonio della sorella. Sfortunatamente una vicina pettegola lo scopre e si compiace di diffondere la notizia tra i suoi compaesani; il ragazzo rischia cosìdi essere arrestato proprio mentre si svolge il pranzo di nozze, ma alla fine riesce a scamparla grazie al provvidenziale arrivo del parroco del paese, che distrae gli uomini venuti a cercarlo, coinvolgendoli in un’allegra conversazione. Approfittando del diversivo, Giovanni si dànuovamente alla fuga e trova un provvisorio nascondiglio proprio nella casa del sacerdote, dove
viene accolto e aiutato dalla giovane e dolce nipote di questi, Adelina. Quando il prete torna dal pranzo e scopre Giovanni nella sua abitazione, lo rimprovera duramente per le sue scelte: sottrarsi a un dovere, fuggire di fronte alle difficoltànon èmai la decisione giusta.

(da “Le novelle di Caterina Percoto.Una finestra sul Friuli di medio Ottocento”, tesi di laurea di Nadia Gaio, Udine 2017)

Walser R, Jakob von Gunten, Milano, Adelphi, 1992

L’azione di questo romanzodiario si svolge all’interno di un istituto dove alcuni ragazziimparano a servire. Luogo ambiguo, non si sa se di tortura o di felicità, insieme quotidiano e fantastico, sospeso nel tempo, I’Istituto Benjamenta viene osservato esubìto dal giovane Jakob von Gunten, che ce ne svela progressivamente i segreti e ogni volta li rinnova. Qual è il potere del burbero e tenebroso Signor Benjamenta e della sua angelica sorella Lisa, i due esseri che guidano lo sparuto manipolo degli allievi? Che senso ha lo sconcertante insegnamento dell’istituto, simile a una oscura «educazione a rovescio»? Abbiamo di fronte a noi un turpe inganno o un paradiso camuffato? ComeIl Castellodi Kafka dove per altro è stato avvertito l’eco delloJakob von Guntencosì anche questo romanzo di Walser ha provocato interpretazioni opposte, che però hanno lasciato intatto il suo mistero: l’immagine dell’Istituto Benjamenta resta come uno dei luoghi memorabili della letteratura del Novecento.

(note della casa editrice)

Frisch M., Libretto di servizio (Dienstbüchlein, 1974), trad. di Enrico Filippini, Torino, Einaudi 1977

Max Frisch(19111991) fu arruolato nell’esercito svizzero a più riprese, con la mansione di cannoniere. In particolare, prestò servizio tra il 1939 e il 1940, momento in cui la Svizzera era minacciata di invasione da parte delle truppe tedesche, secondo i piani della mai attuata“operazione Tannenbaum”. Partendo dall’autobiografia e assumendo progressivamente il ruolo di critico attento e intransigente, Frisch descrive quello che in quarta di copertina dell’edizione italiana del libro (Einaudi, 1977) viene definito come un “limbo ambiguo”, vale a dire la mescolanza di preoccupazione, opportunismo politico e obbedienza che caratterizzava la società svizzera di quegli anni, realizzandone un ritratto a tuttotondo non privo di amara ironia.

(note da https://cosahoimparatooggi.com/)

Saggi

Pietropolli Charmet G., Aime M., La fatica di diventare grandi: la scomparsa dei riti di passaggio, Torino, Einaudi, 2014

Nella materia liquida di questo tempo che indebolisce ogni gerarchia, i conflitti tra le generazioni sembrano passati di moda. Genitori e figli si trovano vicini all’improvviso, tanto nei comportamenti quanto nel modo di guardare il mondo, in famiglie che,invece di essere allargate, sono «allungate». Al posto del classico rapporto di subalternità, compare cosí una condizione piú complice e paritaria, che in alcuni casi si trasforma in vera e propria amicizia. Un fatto allapparenza positivo, ma che nasconde una questione cruciale: non è sulla frattura condivisa tra giovani e adulti che si struttura l’identità? In questo libro Marco Aime e Gustavo Pietropolli Charmet affrontano la progressiva svalutazione di quei riti di passaggio, come la leva militare o ilfidanzamento, che scandivano fino a ieri lo sviluppo del nostro ruolo sociale, e le sue conseguenze. Perché, se l’autorità dei genitori tende all’estinzione, la scuola perde d’importanza e l’ingresso nel mondo del lavoro pare sempre piú un miraggio, quando arriva il momento delle responsabilità?

(note della casa editrice)

Segalen M., Riti e rituali contemporanei, Venezia, Il Mulino, 2002

Questo libro intende mostrare la presenza e la forza dei riti, sia nella vita pubblica sia nella vita privata contemporanee, anche in ambiti profani. Molte azioni cerimoniali suscitano pulsioni emotive, producono simboli, forniscono quadri di riferimento in grado di rafforzare i legami sociali e di creare un senso di comunità. L’ampio repertorio di riti contemporanei, che l’autrice individua e descrive, viene analizzato alla luce delle teorie antropologiche classiche (Mauss, Douglas, van Gennep) ma anche di quelle sociologiche (Durkheim, Goffman, Bourdieu, Turner) e testimonia dell’inesauribilecapacità sociale di produrre strutture dotate di senso.

(note della casa editrice)

Baccichet M., Fortezza FVG, Dalla guerra fredda alle aree militari dismesse, Monfalcone, Edicom Edizioni, 2015

L’intero Friuli-Venezia Giulia dopo il 1945 è diventato una grande fortezza che, come la “Bastiani” del “Deserto dei Tartari” di Dino Buzzati, non è mai stata usata per gli scopi per i quali è stata costruita. Oggi la dissoluzione della grande infrastruttura militare, pensata come una porosa trincea nei confronti del comunismo dilagante oltreconfine, pone molti interrogativi sul significato e sui tempi del riuso di ampie porzioni del territorio per qualche decina di anni separate e funzionalizzate per gli scopi militari. Il Friuli-Venezia Giulia è stata la regione italiana militarizzata per eccellenza, ma oggi lo svuotamento e gli abbandoni avvengono con la più inconsapevole disattenzione dell’opinione pubblica. La regione delle caserme si sta

trasformando in quella delle macerie e dei boschetti che avvolgono quelle che un tempo erano le caserme nelle quali intere generazioni di italiani hanno sprecato parte della loro vita attendendo “tartari” che non sono mai arrivati.

(note della casa editrice)

Costantini E., Dal terrore di Osoppo alla solidarietà del 1976, in Fortezza FVG, Dalla guerra fredda alle aree militari dismesse, Monfalcone, Edicom Edizioni, 2015

(…) Cividale, alle sei di sera, era invasa dai militari in libera uscita. L’impatto visivo, così come quello economico, non erano di poco conto. (…). In questa storica cittadina, negli anni Sessanta-Settanta, erano di stanza circa 4.000 militari e ciò, su una popolazione di circa 10.000 abitanti, faceva una bella percentuale. Si spiega così l’elevato numero di esercizi pubblici quali bar, osterie, pizzerie, trattorie (ne hanno contati 138!) che si trovavano ad ogni piè sospinto, nonché di tre cinema. Osti e trattori friulani dovettero imparare a fare le pizze, un piatto prima quasi ignoto in queste contrade. 

Non poteva mancare un frequentato negozio di articoli militari.
Nel business entrarono pure bigliardini, flipper, juke-box, calciobalilla, ecc. 

Fui sorpreso quando appresi che un notevole indotto riguardava anche i negozi di abbigliamento. Che diavolo di indumenti potevano servire a dei militari? – Semplice – mi disse una commessa – intimo, tantissimo intimo –. Si trattava, ovviamente, di intimo femminile destinato alle fidanzate e il problema della commessa era quello di tentare, in base alle descrizioni, di capire la taglia che avrebbe fatto all’uopo. 

Mi sentii antropologicamente diverso, mai mi sarei sognato di fare una cosa simile. Alla mia morosa regalavo salami, musetti, bottiglie di vino. Credo che mi avrebbe preso per matto se le avessi regalato mutande. (…)

(E. Costantini)

Gri G. P., Friuli Venezia Giulia, regione di confine in Fortezza FVG, Dalla guerra fredda alle aree militari dismesse, Monfalcone, Edicom Edizioni, 2015

(…) Che posso dire – tenendo presente i processi di costruzione delle auto-rappresentazioni e delle etero-rappresentazioni costruite in Friuli e sul Friuli – intorno ai riflessi che quella infrastruttura materiale ha avuto e ha sull’identità (interna ed esterna) della regione? 

Sul modo con cui il Friuli viene pensato al di fuori dei suoi confini (ma è lo sguardo dei maschi italiani, in realtà), è inutile dire. Benzinai, camerieri, albergatori di tutt’Italia ce lo ricordano ogni volta che viaggiamo: «Ah, venite dal Friuli! Ho fatto il militare, lassù…». Il Friuli come caserma dilatata: il servizio militare, le stazioni ferroviarie, le pizzerie, la diffidenza delle ragazze… 

(G. P. Gri)

Santarossa A., Scirè Risichella G., Un paese di primule e caserme, Cinemazero, 2016

Le tre successive ondate di militarizzazione del XX secolo hanno lasciato sul Friuli Venezia Giulia un patrimonio enorme di edifici e infrastrutture, ma anche di storie, di immagini, di vite. Possiamo senz’altro affermare che il Friuli è stato riletto per decenni in chiave militare: il suo paesaggio trasformato in un paesaggio strategico. La dismissione di tale patrimonio ha reciso un legame profondo portando conseguenze molto diverse. Con diversi approcci e molteplici materiali, questo libro mira a rispondere a tre domande: cosa ha rappresentato il patrimonio militare del Friuli? Cosa è adesso la sua dismissione? Cosa potrebbe diventare? 

(note della casa editrice)

Stefanutti P., “Bella non piangere”: storia e tradizione dei coscritti di Alesso in Val dal lâc : 64n Congres ; P. 601-620, Società Filologica Friulana, 1987

Questa ricerca vuole essere un tentativo di offrire un quadro di quella forma di associazionismo giovanile che nasce attorno alla coscrizione. L’indagine si incentra sul paese di Alesso dove, caso piuttosto raro, questa forma di associazionismo è ancora vitale e si rinnova, anno dopo anno, con la festa del 31 dicembre e con le scadenze, civili e religiose, imposte e proposte dalla tradizione. La festa e l’intero cerimoniale legato alla coscrizione avevano, sino a pochi decenni or sono, una diffusione più vasta, sia nei paesi contermini sia nell’intera regione. La graduale rarefazione di queste manifestazioni sottolinea l’importanza del “caso” di Alesso, poiché esso permette di ricostruire l’evoluzione storica del fenomeno sino ad oggi. La coscrizione nella Valle del Lago è già stata oggetto di alcuni studi; questo lavoro cerca di fare il punto dei dati acquisiti offrendo nel contempo alcune indicazioni per una comprensione generale del fenomeno. 

(P. Stefanutti)

Quirico D., Naja. Storia del servizio di leva in Italia, Milano, Mondadori, 2008

La leva obbligatoria fu una delle prime misure adottate nel 1860 dal neonato Regno d’Italia e ha contribuito grandemente, insieme con la scuola elementare, alla formazione di una identità unitaria italiana. Fu attraverso il servizio militare che milioni di italiani scoprirono di essere tali, impararono accanto al loro dialetto una seconda lingua (l’italiano), uscirono dall’orizzonte circoscritto di una valle di montagna o dei pochi chilometri quadrati del “paese”, si staccarono dall’immutabile rigidità della famiglia patriarcale con i suoi riti e le sue obbedienze, si confrontarono con la politica. Domenico Quirico si propone di rovesciare il punto di vista tradizionale della storia militare: non sono state le guerre, che pure non mancarono, a costruire gli italiani in molti dei loro difetti e delle loro qualità: furono i mesi passati in caserma, nei riti maniacali dell’istruzione, nei rapporti con i sergenti e gli ufficiali, nelle libere uscite e nelle punizioni, a forgiare molta parte del carattere nazionale italiano. Facendo ampio uso di storie private, documenti letterari e musicali, riti paesani e testimonianze, cinegiornali e foto ricordo, Quirico racconta l’Italia della naja, che è svanita improvvisamente con l’abolizione del servizio militare obbligatorio, ma che resta nella memoria di milioni di italiani.

(note della casa editrice)

Milani L., L’obbedienza non è più una virtù, Firenze, Casa Editrice Fiorentina

A più di 40 anni dalla loro pubblicazione, le lettere di don Milani che formano “L’obbedienza non è più una virtù” costituiscono, con tutta la loro forza e attualità, una critica della storia dello stato italiano e della guerra moderna che colpisce profondamente la coscienza e solleva il problema dell’identità del nostro popolo alla luce di alcuni articoli della Costituzione.

(note della casa editrice)

Film

Marco Bellocchio, Marcia Trionfale, 1976, ITA

Un giovane laureato, destinato al servizio di leva benché abbia fatto di tutto per essere ammesso all’accademia, si trova a disagio nell’ambiente rozzo tanto lontano dalla sua sensibilità. Il suo superiore, in crisi depressiva, ne fa il proprio confidente e, senza saperlo, l’amante della moglie.

(da mymovies.it)

Marco Risi, Soldati 365 all’alba, 1987, ITA

Durante il servizio militare una recluta è presa di mira dal suo tenente (che ritiene il ragazzo, a torto, causa della sua mancata promozione). Ma il soldatino non si fa piegare. E l’ufficiale verrà punito con una sospensione (e con l’abbandono della moglie). Buon film sulla naja, molto oltre la media delle opere del genere e un sensibile passo avanti nella carriera di Marco Risi.

(da mymovies.it)

Angelo Longoni, Naja, 1997, ITA

Ancora una volta la naja e i suoi problemi, i “nonni” che vessano, i disagi, la solitudine eccetera. Tutto terribilmente conosciuto, e anche noioso. Reduce dal recentissimo Marcia trionfale, non è irrispettoso suggerire a Longoni una pausa di riflessione.

(da mymovies.it)

Hal Ashby, L’ultima corvé (The Last Detail), 1973, USA

Due marinai ricevono l’incarico di accompagnare un ragazzo, colpevole di furto, al carcere militare. Durante il viaggio, i due uomini si rendono conto che il ragazzo è un disadattato più che un delinquente e, a modo loro, lo aiutano facendogli trascorrere piacevolmente le ultime giornate di libertà.

(da mymovies.it)

Diego Clericuzio, Un paese di primule e caserme, 2013, ITA

In un paese dove sono passate tre guerre in meno di un secolo, che ne è delle storie dei singoli, di chi ha vissuto e lavorato con, per, dentro le caserme e nei siti militari?
Un documentario costruito sui risvolti umani di una militarizzazione.
Una ricostruzione della nostra memoria collettiva attraverso un mosaico di racconti.

(da primulecaserme.it)

Marija Stonytė, Gentle Warriors, 2020, LT / EE

Tre giovani ragazze decidono di arruolarsi volontariamente dopo che, in Lituania, il servizio di leva è stato reintrodotto per gli uomini come risposta a possibili minacce dalla vicina Russia. Le ragazze vivono e si addestrano per 9 mesi con 600 uomini in una base militare isolata. Osservando la trasformazione fisica ed emotiva delle nostre protagoniste siamo testimoni della nascita di donne indipendenti, che sono artefici del proprio destino e della propria felicità.
Švelnūs kariai
 è stato uno dei progetti selezionati nel 2019 da “Last Stop Trieste”.

(da triestefilmfestival.it)

Siti Web

Camilla Sernagiotto

“Ne avrei fatto volentieri a meno – Cinque italiani ricordano la leva obbligatoria”

Articolo uscito su Vice il 29 giugno 2018

Il 30 giugno saranno 13 anni dal decadimento dell’obbligo di leva in Italia. E mentre Salvini propone di reintrodurlo, abbiamo chiesto com’era ad alcuni degli ultimi ad averlo vissuto.

Francesco Cataluccio

“Il servizio militare”

Articolo uscito sul Post venerdì 20 luglio 2018

Ivan Carrozzi

“Lo giuro”

Articolo uscito su Doppiozero l’8 agosto 2014

Giuseppe Catani

“Signor sì signore: 10 canzoni italiane che raccontano la naja”

Articolo uscito su Rockit il 28 agosto 2017

A un certo punto dalla cassetta delle lettere spuntava una cartolina, con l’invito a presentarsi alla visita di leva

Radio Radicale IT

“Di albe, esami e adolescenza. Conversazione intorno ai riti di passaggio”

 con Luigi Zoja, Silvia Vegetti Finzi e altri ospiti a cura di Dario Galli, radioradicale.it, 11 luglio 2015

Museo San Michele

Registrazione di canzoni tradizionali della coscrizione in Val di Cembra (Tn) 

APTO – Archivio Provinciale della Tradizione Orale

Via Mach, 2, 38098 San Michele All’Adige (TN)

PRIMA DELLA LEVA

Un progetto di: Zeroidee APS
Finanziato da: Regione FVG, Comune di Udine, UdinEstate 2021

Supporto artistico di: Renato Rinaldi
Supporto tecnico informatico:
Alberto Duca e Alex Duca

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Con la collaborazione di:
Associazione culturale Bottega Errante
Associazione culturale Leggermente
Associazione Mec - Media Educazione e Comunità
Associazione culturale 4704
Uponadream
Associazione culturale Altrememorie
Terminal Festival dell’arte in strada

Con la partecipazione degli Istituti scolastici:
I.S.I.S. Bonaldo Stringher (UD)
Liceo Caterina Percoto (UD)
Liceo Scientifico Statale Niccolò Copernico (UD)
Istituto Statale di Istituzione Superiore Magrini Marchetti di Gemona
Liceo Scientifico Statale Giovanni Marinelli