Un piccolo imprenditore udinese. Un avvocato divorzista. Una fototessera. Un meccanico. Una bottiglia di vino.
Trepidazione, entusiasmo, frenesia. La pianificazione dei dettagli, i consigli degli amici, le aspettative e i dubbi. Le ultime cose da fare prima di una grande partenza.
Non si tratta di uno spettacolo ma di un’esperienza immersiva e itinerante che vivrai in prima persona, condotta attraverso WhatsApp.
Sarà un’esperienza solitaria, in cui ogni partecipante partirà singolarmente ogni 20 minuti.
Interpreterai il ruolo di Massimo, un imprenditore di mezza età.
Attraverso i messaggi che riceverai via WhatsApp sarai invitato a calarti nella vita di Massimo seguendo con attenzione le indicazioni che i vari messaggi ti daranno facendoti spostare per il centro città.
Prima di partire dovrai salvare 5 contatti sulla tua rubrica. Al termine di questa esperienza potrai eliminare questi contatti e le relative chat.
Il tutto durerà circa un’ora.
Udine, partenza dalla Loggia di San Giovanni presso Piazza Libertà.
Sabato 18 e domenica 19 settembre 2021
dalle 9:20 alle 19:00.
– Età minima 16 anni
– Attitudine alla curiosità e all’interazione
– Batteria carica del tuo smartphone
– App WhatsApp installata
– Notifiche sonore di WhatsApp attivate
– Scarpe comode
– 2€ in tasca
I ragazzi e le ragazze di cinque istituti friulani hanno elaborato diversi contenuti multimediali consultabili in questa sezione.
Questi testi, audio, video ed immagini sono la base d’ispirazione per costruire la performance finale.
Il servizio di leva ha segnato intere generazioni, un di rito di passaggio all’età adulta che poneva un interrogativo su concetti come il tempo, la libertà e la consapevolezza civica.
Hai mai pensato come potrebbe essere partire oggi?
Riusciresti ad immaginare il tuo ultimo giorno
Queste sono le domande che hanno dato vita al progetto “Prima della leva”. Grazie al lavoro con ragazze e ragazzi delle scuole superiori del territorio abbiamo sviluppato un’esperienza multimediale che faccia vivere sensazioni ed emozioni di quell’ultimo giorno.
La novella Il refrattario, pubblicata su «La Favilla» il 25 luglio 1844èla storia di Giovanni, un giovane renitente alla leva –e per questo ramingo e ricercato –, che un giorno decide ditornare di nascosto al suo paese natale in occasione del matrimonio della sorella. Sfortunatamente una vicina pettegola lo scopre e si compiace di diffondere la notizia tra i suoi compaesani; il ragazzo rischia cosìdi essere arrestato proprio mentre si svolge il pranzo di nozze, ma alla fine riesce a scamparla grazie al provvidenziale arrivo del parroco del paese, che distrae gli uomini venuti a cercarlo, coinvolgendoli in un’allegra conversazione. Approfittando del diversivo, Giovanni si dànuovamente alla fuga e trova un provvisorio nascondiglio proprio nella casa del sacerdote, dove
viene accolto e aiutato dalla giovane e dolce nipote di questi, Adelina. Quando il prete torna dal pranzo e scopre Giovanni nella sua abitazione, lo rimprovera duramente per le sue scelte: sottrarsi a un dovere, fuggire di fronte alle difficoltànon èmai la decisione giusta.
(da “Le novelle di Caterina Percoto.Una finestra sul Friuli di medio Ottocento”, tesi di laurea di Nadia Gaio, Udine 2017)
L’intero Friuli-Venezia Giulia dopo il 1945 è diventato una grande fortezza che, come la “Bastiani” del “Deserto dei Tartari” di Dino Buzzati, non è mai stata usata per gli scopi per i quali è stata costruita. Oggi la dissoluzione della grande infrastruttura militare, pensata come una porosa trincea nei confronti del comunismo dilagante oltreconfine, pone molti interrogativi sul significato e sui tempi del riuso di ampie porzioni del territorio per qualche decina di anni separate e funzionalizzate per gli scopi militari. Il Friuli-Venezia Giulia è stata la regione italiana militarizzata per eccellenza, ma oggi lo svuotamento e gli abbandoni avvengono con la più inconsapevole disattenzione dell’opinione pubblica. La regione delle caserme si sta
trasformando in quella delle macerie e dei boschetti che avvolgono quelle che un tempo erano le caserme nelle quali intere generazioni di italiani hanno sprecato parte della loro vita attendendo “tartari” che non sono mai arrivati.
(note della casa editrice)
(…) Cividale, alle sei di sera, era invasa dai militari in libera uscita. L’impatto visivo, così come quello economico, non erano di poco conto. (…). In questa storica cittadina, negli anni Sessanta-Settanta, erano di stanza circa 4.000 militari e ciò, su una popolazione di circa 10.000 abitanti, faceva una bella percentuale. Si spiega così l’elevato numero di esercizi pubblici quali bar, osterie, pizzerie, trattorie (ne hanno contati 138!) che si trovavano ad ogni piè sospinto, nonché di tre cinema. Osti e trattori friulani dovettero imparare a fare le pizze, un piatto prima quasi ignoto in queste contrade.
Non poteva mancare un frequentato negozio di articoli militari.
Nel business entrarono pure bigliardini, flipper, juke-box, calciobalilla, ecc.
Fui sorpreso quando appresi che un notevole indotto riguardava anche i negozi di abbigliamento. Che diavolo di indumenti potevano servire a dei militari? – Semplice – mi disse una commessa – intimo, tantissimo intimo –. Si trattava, ovviamente, di intimo femminile destinato alle fidanzate e il problema della commessa era quello di tentare, in base alle descrizioni, di capire la taglia che avrebbe fatto all’uopo.
Mi sentii antropologicamente diverso, mai mi sarei sognato di fare una cosa simile. Alla mia morosa regalavo salami, musetti, bottiglie di vino. Credo che mi avrebbe preso per matto se le avessi regalato mutande. (…)
(E. Costantini)
(…) Che posso dire – tenendo presente i processi di costruzione delle auto-rappresentazioni e delle etero-rappresentazioni costruite in Friuli e sul Friuli – intorno ai riflessi che quella infrastruttura materiale ha avuto e ha sull’identità (interna ed esterna) della regione?
Sul modo con cui il Friuli viene pensato al di fuori dei suoi confini (ma è lo sguardo dei maschi italiani, in realtà), è inutile dire. Benzinai, camerieri, albergatori di tutt’Italia ce lo ricordano ogni volta che viaggiamo: «Ah, venite dal Friuli! Ho fatto il militare, lassù…». Il Friuli come caserma dilatata: il servizio militare, le stazioni ferroviarie, le pizzerie, la diffidenza delle ragazze…
(G. P. Gri)
Le tre successive ondate di militarizzazione del XX secolo hanno lasciato sul Friuli Venezia Giulia un patrimonio enorme di edifici e infrastrutture, ma anche di storie, di immagini, di vite. Possiamo senz’altro affermare che il Friuli è stato riletto per decenni in chiave militare: il suo paesaggio trasformato in un paesaggio strategico. La dismissione di tale patrimonio ha reciso un legame profondo portando conseguenze molto diverse. Con diversi approcci e molteplici materiali, questo libro mira a rispondere a tre domande: cosa ha rappresentato il patrimonio militare del Friuli? Cosa è adesso la sua dismissione? Cosa potrebbe diventare?
(note della casa editrice)
Questa ricerca vuole essere un tentativo di offrire un quadro di quella forma di associazionismo giovanile che nasce attorno alla coscrizione. L’indagine si incentra sul paese di Alesso dove, caso piuttosto raro, questa forma di associazionismo è ancora vitale e si rinnova, anno dopo anno, con la festa del 31 dicembre e con le scadenze, civili e religiose, imposte e proposte dalla tradizione. La festa e l’intero cerimoniale legato alla coscrizione avevano, sino a pochi decenni or sono, una diffusione più vasta, sia nei paesi contermini sia nell’intera regione. La graduale rarefazione di queste manifestazioni sottolinea l’importanza del “caso” di Alesso, poiché esso permette di ricostruire l’evoluzione storica del fenomeno sino ad oggi. La coscrizione nella Valle del Lago è già stata oggetto di alcuni studi; questo lavoro cerca di fare il punto dei dati acquisiti offrendo nel contempo alcune indicazioni per una comprensione generale del fenomeno.
(P. Stefanutti)
La leva obbligatoria fu una delle prime misure adottate nel 1860 dal neonato Regno d’Italia e ha contribuito grandemente, insieme con la scuola elementare, alla formazione di una identità unitaria italiana. Fu attraverso il servizio militare che milioni di italiani scoprirono di essere tali, impararono accanto al loro dialetto una seconda lingua (l’italiano), uscirono dall’orizzonte circoscritto di una valle di montagna o dei pochi chilometri quadrati del “paese”, si staccarono dall’immutabile rigidità della famiglia patriarcale con i suoi riti e le sue obbedienze, si confrontarono con la politica. Domenico Quirico si propone di rovesciare il punto di vista tradizionale della storia militare: non sono state le guerre, che pure non mancarono, a costruire gli italiani in molti dei loro difetti e delle loro qualità: furono i mesi passati in caserma, nei riti maniacali dell’istruzione, nei rapporti con i sergenti e gli ufficiali, nelle libere uscite e nelle punizioni, a forgiare molta parte del carattere nazionale italiano. Facendo ampio uso di storie private, documenti letterari e musicali, riti paesani e testimonianze, cinegiornali e foto ricordo, Quirico racconta l’Italia della naja, che è svanita improvvisamente con l’abolizione del servizio militare obbligatorio, ma che resta nella memoria di milioni di italiani.
(note della casa editrice)
A più di 40 anni dalla loro pubblicazione, le lettere di don Milani che formano “L’obbedienza non è più una virtù” costituiscono, con tutta la loro forza e attualità, una critica della storia dello stato italiano e della guerra moderna che colpisce profondamente la coscienza e solleva il problema dell’identità del nostro popolo alla luce di alcuni articoli della Costituzione.
(note della casa editrice)
Un giovane laureato, destinato al servizio di leva benché abbia fatto di tutto per essere ammesso all’accademia, si trova a disagio nell’ambiente rozzo tanto lontano dalla sua sensibilità. Il suo superiore, in crisi depressiva, ne fa il proprio confidente e, senza saperlo, l’amante della moglie.
(da mymovies.it)
Durante il servizio militare una recluta è presa di mira dal suo tenente (che ritiene il ragazzo, a torto, causa della sua mancata promozione). Ma il soldatino non si fa piegare. E l’ufficiale verrà punito con una sospensione (e con l’abbandono della moglie). Buon film sulla naja, molto oltre la media delle opere del genere e un sensibile passo avanti nella carriera di Marco Risi.
(da mymovies.it)
Ancora una volta la naja e i suoi problemi, i “nonni” che vessano, i disagi, la solitudine eccetera. Tutto terribilmente conosciuto, e anche noioso. Reduce dal recentissimo Marcia trionfale, non è irrispettoso suggerire a Longoni una pausa di riflessione.
(da mymovies.it)
Due marinai ricevono l’incarico di accompagnare un ragazzo, colpevole di furto, al carcere militare. Durante il viaggio, i due uomini si rendono conto che il ragazzo è un disadattato più che un delinquente e, a modo loro, lo aiutano facendogli trascorrere piacevolmente le ultime giornate di libertà.
(da mymovies.it)
In un paese dove sono passate tre guerre in meno di un secolo, che ne è delle storie dei singoli, di chi ha vissuto e lavorato con, per, dentro le caserme e nei siti militari?
Un documentario costruito sui risvolti umani di una militarizzazione.
Una ricostruzione della nostra memoria collettiva attraverso un mosaico di racconti.
(da primulecaserme.it)
Tre giovani ragazze decidono di arruolarsi volontariamente dopo che, in Lituania, il servizio di leva è stato reintrodotto per gli uomini come risposta a possibili minacce dalla vicina Russia. Le ragazze vivono e si addestrano per 9 mesi con 600 uomini in una base militare isolata. Osservando la trasformazione fisica ed emotiva delle nostre protagoniste siamo testimoni della nascita di donne indipendenti, che sono artefici del proprio destino e della propria felicità.
Švelnūs kariai è stato uno dei progetti selezionati nel 2019 da “Last Stop Trieste”.
(da triestefilmfestival.it)
“Ne avrei fatto volentieri a meno – Cinque italiani ricordano la leva obbligatoria”
Articolo uscito su Vice il 29 giugno 2018
Il 30 giugno saranno 13 anni dal decadimento dell’obbligo di leva in Italia. E mentre Salvini propone di reintrodurlo, abbiamo chiesto com’era ad alcuni degli ultimi ad averlo vissuto.
“Il servizio militare”
Articolo uscito sul Post venerdì 20 luglio 2018
“Lo giuro”
Articolo uscito su Doppiozero l’8 agosto 2014
“Signor sì signore: 10 canzoni italiane che raccontano la naja”
Articolo uscito su Rockit il 28 agosto 2017
A un certo punto dalla cassetta delle lettere spuntava una cartolina, con l’invito a presentarsi alla visita di leva
“Di albe, esami e adolescenza. Conversazione intorno ai riti di passaggio”
con Luigi Zoja, Silvia Vegetti Finzi e altri ospiti a cura di Dario Galli, radioradicale.it, 11 luglio 2015
Registrazione di canzoni tradizionali della coscrizione in Val di Cembra (Tn)
APTO – Archivio Provinciale della Tradizione Orale
Via Mach, 2, 38098 San Michele All’Adige (TN)
Un progetto di: Zeroidee APS
Finanziato da: Regione FVG, Comune di Udine, UdinEstate 2021
Supporto artistico di: Renato Rinaldi
Supporto tecnico informatico:
Alberto Duca e Alex Duca
Con la collaborazione di:
Associazione culturale Bottega Errante
Associazione culturale Leggermente
Associazione Mec - Media Educazione e Comunità
Associazione culturale 4704
Uponadream
Associazione culturale Altrememorie
Terminal Festival dell’arte in strada
Con la partecipazione degli Istituti scolastici:
I.S.I.S. Bonaldo Stringher (UD)
Liceo Caterina Percoto (UD)
Liceo Scientifico Statale Niccolò Copernico (UD)
Istituto Statale di Istituzione Superiore Magrini Marchetti di Gemona
Liceo Scientifico Statale Giovanni Marinelli
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